Oggi la sicurezza stradale è una sfida culturale (e tecnologica) che riguarda tutti noi
C’è un momento, nella vita di un docente, in cui il confine tra scuola e realtà si dissolve. Accade quando un libro ti arriva tra le mani non solo come oggetto, ma come invito.
È il caso di ConVIVERE sulla STRADA, a cura di Stefano Guarnieri, un volume che non si limita a parlare di sicurezza stradale: la mette a nudo, la interroga, la ricostruisce.
Nella dedica che ho ricevuto, Stefania e Stefano Guarnieri scrivono:
«Grazie per il tempo che ha dedicato al tema della mobilità stradale sicura, e quindi alla protezione della vita.»
Non è una frase di circostanza. È un richiamo forte, un’esortazione civile.
La strada come luogo di convivenza, non di sopravvivenza
Il libro parte da una premessa semplice e potentissima:
non possiamo più accettare che la strada sia uno spazio dove “si spera” di tornare a casa. Deve essere un luogo dove si convive in sicurezza.
Guarnieri propone un cambio di paradigma:
- smettere di parlare di “incidenti”,
- iniziare a parlare di sistema,
- riconoscere che la prevenzione non è un optional ma un dovere collettivo.
Perché la mobilità riguarda tutti: chi guida, chi cammina, chi va in bici, chi accompagna i figli a scuola.
E riguarda soprattutto la scuola, perché educare alla mobilità sicura è educare alla cittadinanza.
La scuola come primo presidio di sicurezza stradale
L’Associazione Lorenzo Guarnieri promuove da anni percorsi formativi destinati agli studenti, oggi integrati nel programma PCTO “Dai Valore alla Vita”, che punta a dare ai giovani strumenti concreti per riconoscere i rischi, interpretarli e ridurli.
La sicurezza stradale è educazione civica allo stato puro:
- responsabilità,
- rispetto delle regole,
- gestione del rischio,
- uso consapevole delle tecnologie.
E soprattutto: protezione della vita, propria e altrui.
Un docente non insegna solo materie.
Insegna a crescere nel mondo reale.
IA, veicoli connessi e guida autonoma: la tecnologia può salvarci?
Mentre riflettevo sul libro, mi è venuto spontaneo allargare lo sguardo: come stanno cambiando la sicurezza stradale le nuove tecnologie?
1. Veicoli connessi: la strada che parla
Autostrade per l’Italia sta investendo in sistemi C-ITS (Cooperative Intelligent Transport Systems), dove auto e infrastrutture comunicano in tempo reale:
- traffico,
- ostacoli improvvisi,
- condizioni del manto,
- limiti variabili.
Un ecosistema che riduce drasticamente l’errore umano, oggi responsabile di oltre il 90% degli incidenti gravi.
2. Guida autonoma e Tesla: tra innovazione e responsabilità
Tesla e altre case automobilistiche stanno spingendo verso modelli di Full Self Driving sempre più evoluti.
Ma qui il libro di Guarnieri ci aiuta a leggere tra le righe:
le tecnologie possono supportare, non sostituire la responsabilità.
La guida autonoma riduce errori di distrazione, stanchezza, incapacità percettiva.
Ma introduce nuovi rischi:
- sovra-affidamento,
- mancanza di cultura del rischio,
- tecnologie non ancora mature in tutti i contesti.
Per questo, anche nell’era dell’IA, serve educazione.
Se non educhiamo alla strada, nessun algoritmo ci potrà salvare.
Un libro che fa pensare. E che chiede una scelta.
ConVIVERE sulla STRADA è un invito.
A cambiare mentalità.
A trattare la mobilità non come routine, ma come responsabilità quotidiana.
In un paese dove ogni giorno si contano vittime giovanissime, non possiamo accontentarci della statistica.
La sicurezza stradale non è un tema “da esperti”: è un tema di tutti.
Perché ringrazio Stefania e Stefano Guarnieri
Li ringrazio non solo per il libro e per la dedica, ma per la visione.
Per ricordarci che:
- la strada non è un luogo neutro,
- l’errore umano non è inevitabile,
- la cultura può salvare vite quanto la tecnologia,
- e che ogni docente, ogni cittadino, ogni istituzione può fare la differenza.
Contributo: cosa possiamo fare, concretamente?
Ecco tre passi semplici ma potentissimi:
Portare la sicurezza stradale nelle scuole
Non come “lezione”, ma come competenza di vita.
Promuovere una cultura della mobilità rispettosa
Usare meno la parola “incidente” e più la parola “responsabilità”.
Collaborare con associazioni, enti, aziende
Ognuno può fare un pezzo:
- chi forma,
- chi progetta la strada,
- chi sviluppa tecnologie,
- chi educa.
Chiudendo il libro, si apre una scelta
Quando si parla di sicurezza stradale, non siamo spettatori.
Siamo parte del problema o parte della soluzione.
Questo libro ci ricorda che la vita è fragile, ma la cultura — quella giusta — può diventare un’armatura.
E allora sì: diamole valore, questa vita. Ogni giorno. Su ogni strada.
